domenica 12 febbraio 2017

Villmark: una inquietante foresta norvegese



Che la maniera in cui Pal Oje concepisce la regia ti piaccia non è più mistero da quando hai deciso di dare un'occhiata a Skjult. Pertanto, cercando altre sue produzioni, partivi decisamente molto ben disposto a maggior ragione in quanto il suo "Villmark" - in italiano "La Foresta Misteriosa" - viene per lo più positivamente recensito nell'Internetto. Se fosse stato anche solo lontanamente simile a Skjult - che si è meritato un post del tutto diverso da quelli tradizionali grazie all'alone di mistero stile Twin Peaks che lo circonda - c'era da esserne soddisfatti. E' stato cosi? 

Più o meno. 


Alla fine devi dire che ci sono sicuramente punti positivi ma ce ne sono anche di negativi.

I punti positivi...

Sicuramente la regia. La scelta molto azzeccata della location - significa: i luoghi in cui il film viene ambientato - viene magnificata dalle spettacolari riprese del buon Pal che non lesina scene alla luce del giorno e inquietanti - soprattutto per il fatto che si vede davvero poco - spezzoni notturni in cui è più il sonoro che il visivo in senso stretto a farla da padrone. 

Alla regia si accompagna la sceneggiatura - la maniera in cui la trama viene svolta -, capace di mantenere il mistero vivo fino alla fine concedendo allo spettatore solo indizi frammentati e decisamente poco indicativi. Non si può davvero capire sino al termine - quando tutto viene svelato - cosa stia realmente succedendo, cosa quella maledetta tenda accampata sul quel terrificante lago circondato da foreste di conifere stia a rappresentare. E ci si buttano dentro dei particolari - che erano il forte di Skjult - dall'apparente significato nullo ma che poi si riconnettono o meno alla fine. Ad esempio: cosa rappresentano gli alberi incisi? Cosa significa quel tremendo accanimento dell'organizzatore della gita, Gunnar, verso l'albero vicino alla capanna? 

I personaggi sono abbastanza ben caratterizzati pur nell'ora e venti minuti che il film si concede. Se rimangono alcuni punti non sviluppati - si accenna e sembra rilevante all'inizio il fatto che il protagonista vuole sempre accertarsi della salute della madre ma poi il tema svanisce; sembra sempre che Gunnar sappia qualcosa uscendo con frasi come "Non era questo il momento di uscire" ma alla fine si scopre che, al pari di tutti gli alti, non ha idea di quello che accade -, in generale le caratteristiche di tutti i personaggi sono sviscerate in maniera sufficiente da renderli distinguibili e ricordabili. 

Gli attori, infine, svolgono bene il loro ruolo con particolare attenzione a quel Kristofer Joner che già si poteva apprezzare per il suo contributo in Skjult. 


...e quelli negativi

Pur avendo magnificato le doti della sceneggiatura, devi ammettere che il ritmo con cui si svolge è davvero troppo lento. Serve più di un'ora per cominciare ad entrare nel nocciolo della questione; servono altri 10 minuti per poter arrivare alla prima uccisione. Gli ultimi 15 minuti sono ben svolti ed in essi si concentra in realtà tutta l'azione e la successiva spiegazione. 

E il problema si acuisce per la volontà di rendere questo film un simil-The Blair Which Project, con l'idea base di un reality show che decreti la storia della televisione norvegese e la presentazione iniziale dei personaggi a mo' di casting in diretta. Non va male, ma sa molto di già visto già nel 2003 quando questo film venne realizzato. 

Come tipico di Pal Oje, poi, la rivelazione finale rimane a metà. Ok la presenza di un pazzoide andato fuori di testa in conseguenza della morte della moglie; tuttavia non si riesce a capire minimamente perchè il protagonista, quando i fatti sono rivelati, si convince che l'amico e co-protagonista dell'avventura sapesse o avesse capito tutto; nè si comprende quale sia la relazione che il lago - da cui Gunnar continua ad avvertire di stare lontani - possa aver avuto nella mutazione bestiale del villain; infine, in tutta la pellicola, viene sottilmente sottinteso che Gunnar sappia perfettamente di aver messo in pericolo tutto il gruppo decidendo di recarsi in quel luogo e che la sua compagna di vita sia una complice, cosa poi totalmente sconfessata. Ti porto verso il soprannaturale e poi ti spiego - e non spiego - il tutto senza usarlo: può essere - al momento in cui scrivi non hai ancora avuto modo di vedere la prosecuzione, Villmark 2, uscita dieci anni dopo - che il secondo film fornisca quelle spiegazioni che mancano. Ma la sensazione finale è comunque che manchi qualcosa. 


Conclusioni

Nonostante i punti negativi, rimane un buon film, godibile per gli appassionati del genere Survival Horror e con quel tocco di mistero che non guasta mai nelle produzioni del genere.

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