sabato 30 dicembre 2017

Black Mirror: l’insostenibile leggerezza del grottesco


Black Mirror è una serie televisiva britannica, ideata e prodotta da Charlie Brooker per Endemol. Al momento consta di tre stagioni di cui le prime due relativamente corte (rispettivamente 3 e 4 episodi di circa 50 minuti ciascuno) mentre la terza, prodotta da Netflix, arriva a 6 appuntamenti. Una quarta stagione è prevista per il 2018. 


Per il momento hai visionato la prima stagione e devi dire che la serie presenta un qualcosa di diverso rispetto alle tradizionali cui sei abituato. E’ composta di puntate che possono tranquillamente essere visionate senza ordine particolare in quanto autoconclusive; buona realizzazione tecnica a parte, introduce concetti portati al limite e di cui non in molti vorrebbero probabilmente trattare. 



Il leit motif è piuttosto chiaro: si tratta di una – nemmeno molto velata – critica alla tecnologia informatica e ai forti pericoli insiti nel suo progressivo ma inarrestabile sviluppo. Cosi, se nel primo episodio il tema sarà l’inarrestabile e incontrollabile diffusione di informazioni nella rete Internet, nel secondo si introdurrà invece una società distopica in cui tutta la vita viene condotta con l’ausilio di ologrammi e e di schermate fruibili come si utilizzerebbe il proprio cellulare – un po’ versione Minority Report - ; nel terzo si mostrerà la vicenda di una umanità del tutto simile a noi tranne per il piccolo particolare di un chip subcutaneo capace di agire come vero e proprio registratore di ricordi. 

Il primo episodio si fa in particolare apprezzare per assumere i connotati di una specie di thriller investigativo con la spietata caccia al rapitore della Principessa Inglese che ha richiesto un riscatto piuttosto peculiare: il Primo Ministro deve infatti compiere atto sessuale con un maiale in diretta TV a reti unificate. Interessante diventa a questo punto assistere alla maniera con cui il Governo Inglese – che vorrebbe evitare al proprio Primo Ministro un atto non proprio galvanizzante professionalmente, politicamente e personalmente – cerca di gestire la situazione: non riuscendo ad impedire la diffusione del filmato con la richiesta del rapitore, inizia con indagine on line – che fallisce - , manda in vigore subito una legge che stabilisce che la detenzione del video dopo le ore 24.00 di quel giorno è reato – non che tu conosca il sistema penale inglese ma non la vedi una procedura proprio standard - , tempesta le persone che si accingono a visionare il Primo Ministro che se la gode con un invito a non guardare e con un suono prolungato che dovrebbe causare nausea. 

Il secondo episodio viene ambientato in una comunità distopica in cui non hai ben capito se addirittura tutto quello che rimane dell’umanità sia ridotto a quella società – la scena finale che mostra il protagonista guardare dalla finestra del palazzo verso il mondo di fuori coperto di foreste non è sufficiente pure se piuttosto evocativa - divisa peraltro in due parti: coloro che montano lo show e coloro che vi assistono ma vi contribuiscono in maniera altrettanto rilevante pedalando per fornire energia. Questi ultimi acquistano cosi crediti che permetteranno loro di partecipare ad una sorta di Reality Show modello X Factor – con tanto di giudici uno più tamarro dell’altro – la cui riuscita comporterà la possibilità di passare dalla parte dei primi e godere di una vita più agiata. La tecnologia la fa da padrona: si vive in stanze cubiche piccole, obbligati a vedere le pubblicità e tutto costa crediti – e ne servono 15000000, mica ciufoli, per pagarsi l’iscrizione al Reality – dentifricio incluso; alla stessa maniera il cibo si ottiene attraverso dei distributori. 

Nel terzo episodio, invece, l’unico particolare tecnologico futuristico è appunto il chip subcutaneo, montato appena dietro all’orecchio, che registra tutti i ricordi della persona e li salva permettendone cosi la ri-visione – provocando un effetto di “assenza” al soggetto che si delinea col bulbo oculare che diventa quasi bianco - come se si trattasse di un DVD, comandando la riproduzione – play, pause, rewind e fast forward - mediante una sorta di strumento vagamente simile ad un I-Pod. E non solo: quasi si trattasse di una sorta di hard disk esterno, le memorie “salvate” possono essere anche cancellate successivamente anche se non è chiaro se questo comporti anche la totale perdita di memoria di quei fatti da parte dell’individuo. L’intromissione del chip nella vita umana va però ben oltre: ad esempio avvisa quando non sia prudente guidare in quanto in possibile stato d’ubriachezza - anche se l’avviso può essere disattivato volontariamente e a proprio rischio -; persino il rapporto sessuale viene mutato, bastando ai soggetti rivedere delle scene di loro che fanno sesso in passato, anziché consumare l’atto veramente. Il Chip, infine, non è obbligatorio a quanto pare: una delle protagoniste lo rimuove chirurgicamente – rimanendole la cicatrice – e dicendo peraltro che da quel momento la sua vita è migliore. 


All’introduzione della tecnologia si accompagna la vicenda delle persone, con descrizione degli effetti deleteri che la stessa, apparentemente benigna ed utile, comporta alle loro vite. 

Cosi nel primo episodio l’atto sessuale del Primo Ministro comporta conseguenze ben precise. Intanto la polizia inglese scopre che il rapitore aveva rilasciato la Principessa già 30 minuti prima della famigerata diretta TV e subito si premurano di escludere questo piccolo particolare - che potrebbe far saltare più di qualche testa - dal rapporto; poi il Primo Ministro vede il suo gradimento politico presso il popolo aumentare – a volte basta poco, eh; 1 oretta con una scrofa – ma la sua vita personale, fuori dalle telecamere, distrutta con la moglie che a quanto pare non l’ha presa benissimo di essere stata tradita nella maniera meno pensabile possibile; infine sorprende la vicenda dello squattrinato artista – che si impicca pure – ricattatore che avrebbe fatto il tutto per confezionare “la prima opera d’arte del 21esimo secolo”. 

Nel secondo episodio colpisce la critica sottile ma non certo sommessa ai Reality Show, sogno delle persone per arrivare alla fama ed al successo ma al contempo mortificanti i gesti più “veri” ed “umani” e “alienanti” delle persone non di rado costrette ad essere chi non sono, ad assumere il loro ruolo sul palco. Lo si vede molto bene nella vicenda della ragazza che parte per essere una cantante – ed è pure brava – ma finisce per diventare una attrice porno; il gesto del povero protagonista di donarle i crediti necessari viene cosi reso inutile, le sue buone intenzioni – e forse anche il futuro con lei da lui sognato – vanificate. Questo fa scattare in lui la volontà di vendetta e di denuncia del sistema che lo ha disgustato: esemplare infatti il suo discorso sul palco. Tutti non valgono nulla, sono solo pedine di un gioco su cui non hanno alcun controllo e il cui destino è di essere assorbiti negli schemi di quella società qualora tentino di sfuggirne o di provocare un cambiamento. Ed è esattamente quanto accade al protagonista posto di fronte alla scelta – più che altro apparente – tra pedalare per una vita intera senza alcuna meta e godere perlomeno di qualche agiatezza rinunciando ai suoi propositi di rivolta. 

Nel terzo episodio la morale è molto semplice: il chip permette di non perdere più alcun ricordo ma allo stesso tempo finisce per far scoprire qualsiasi altarino, qualsiasi particolare che starebbe probabilmente meglio dimenticato o mai conosciuto. I piccoli – o meno piccoli – segreti devono, in altre parole, esistere e pure tra marito e moglie: la loro scoperta finisce infatti per minare e distruggere il matrimonio, come accade ai protagonisti. 


Come hai già detto non hai molto da dire dal punto di vista tecnico né da quello della sceneggiatura; ben fatti e con una divisione dei singoli episodi in tre atti che viene annunciata da scritte bianche su sfondo nero - del tipo “Atto Primo”, “Atto Secondo“ - in cui le pause sembrano invitare alla riflessione prima di proseguire nella visione. 

In conclusione un’ottima serie, diversa, originale e ben realizzata tecnicamente. Per chi volesse visionare ecco il chip. 

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